Un modello di certificazione della comunicazione secondo criteri di trasparenza, veridicità,
scientificità, legalità ed eticità presentato durante l'incontro Consumatori o consumattori? La
pubblicità etica come fattore di competitività per le imprese organizzato a Milano per illustrare i
risultati dell'indagine SWG su vissuto dei consumatori e percezione delle aziende.
Dallo studio emerge che il 70% degli intervistati pensa che la pubblicità non sia etica, ma una
comunicazione efficace, creativa e responsabile è possibile per 9 imprese su 10.
apri la gallery fotografica La pubblicità non è etica, non è basata su dati statistici e non racconta
cose vere.
Lo pensa oltre il 70% dei consumatori.
Che in particolare si sentono ingannati dalla pubblicità di integratori alimentari, cosmetici,
merendine e biscotti.
Ma è possibile invertire tale tendenza proponendo una comunicazione che sia
contemporaneamente efficace, creativa ed etica? 9 aziende su 10 ne sono convinte.
L’eticità nella comunicazione diventa quindi fattore di competitività per le imprese, che nel 56% dei
casi ritengono utile la presenza di un organismo nuovo, non legato ad enti governativi o di
autodisciplina, che aiuti a realizzare una pubblicità etica e responsabile.
Sono alcune delle evidenze emerse dalla ricerca SWG per EthicsGo Pubblicità ed Etica: vissuto dei
consumatori e percezione delle imprese* , presentata oggi a Milano nell’Auditorium Assolombarda
nell’ambito del convegno Consumatori o consumattori? La pubblicità etica come fattore di
competitività per le imprese .
COMUNICAZIONE ETICA: COSA NE PENSANO I CONSUMATORI E LE IMPRESE? Spiega
Maurizio Pessato , presidente Istituto di ricerca SWG: “Più del 50% dei consumatori ritiene di
essere poco o per nulla tutelato rispetto ai messaggi pubblicitari.
In particolare le persone si sentono mediamente più ingannate dalla pubblicità di integratori,
cosmetici, merendine e biscotti.
Le etichette dei prodotti sono la fonte ritenuta più affidabile (51% del campione) e rispettosa delle
norme legali (53%), etica (44%) e che riporta informazioni basate su dati scientifici (40% del
campione).
Tuttavia, anche per quanto riguarda le etichette, vi è minor fiducia verso le aziende straniere e
verso le imprese di grandi dimensioni.
E sono ritenute meno affidabili le indicazioni che evidenziano l’assenza di determinati componenti
quali ad esempio additivi, grassi, coloranti o zuccheri.
Quale potrebbe essere la soluzione per una miglior tutela del consumatore rispetto ai messaggi
pubblicitari? Al di là delle sanzioni e dei controlli da parte del Governo, circa un terzo del campione
ritiene che la strada giusta potrebbe essere quella della certificazione e di un organismo realmente
indipendente.Una posizione condivisa da oltre la metà delle aziende intervistate”.
Proprio per rispondere alle esigenze delle imprese e dei consumatori nasce EthicsGo, istituto
indipendente di certificazione e start up innovativa riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo
Economico nel settore della comunicazione.
EthicsGo ha messo a punto il primo modello di certificazione della comunicazione secondo criteri di
trasparenza, veridicità, scientificità, legalità ed eticità, che è stato presentato durante l’incontro Si
chiama E.GO il modello che EthicsGo ha realizzato per la costruzione di un messaggio pubblicitario
giuridicamente e scientificamente corretto, efficace e veritiero.
Un modello che basa la sua forza sulla multidisciplinarietà utilizzando 7 unità di consulenza: legale,
scientifica, di marketing, semiotica e semantica, linguistica, di sociologia e psicologia dei consumi e,
aturalmente, di comunicazione etica.
6 sono i settori di intervento: prodotto, sistema, mercato, aree di comunicazione, forme di
comunicazione e media.
5 i criteri di validazione: ammissibilità (i messaggi sono consentiti e leciti), veridicità (i contenuti della
comunicazione hanno riscontro scientifico), conformità (alle norme), efficacia rispetto al risultato
atteso, eticità (conformità alle norme etiche di autoregolamentazione applicate nei vari Paesi).
EthicsGo è in grado di applicare il modello per la comunicazione non solo in Italia ma in 60 paesi, 35
lingue, 72 forme di comunicazione (dalle app ai jingle alle etichette) e 9 media (dalle affissioni al
web).
“A garanzia della terziarietà e dell’indipendenza del modello e del metodo nonché del rilascio degli
attestati - sottolinea Giuseppe Patat fondatore di Ethicsgo - l’8 marzo scorso è stato depositato lo
statuto per la costituzione di Ethicscom, la prima fondazione per l’etica nella comunicazione il cui
scopo principale, attraverso un comitato di garanti, sarà quello di esercitare il controllo delle attività
di Ethicsgo.
Ma non solo.
Tra le attività della Fondazione vi sarà la costituzione di un Osservatorio Permanente sulla Pubblicità
OPE che assegnerà il rating alle imprese, e la presentazione di una proposta di legge di iniziativa
popolare affinché l’etica nella comunicazione pubblicitaria da valore diventi diritto inalienabile di tutti i
cittadini consumatori”.
* Ricerca condotta fra dicembre 2015 e febbraio 2016 su un campione di 1000 consumatori e di 100
stakeholders (imprese)

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